(continua dal post precedente)
Si poteva ben dire che l’altro non sapeva un cazzo della vita, ma quella domanda dimostrava che era tutto fuorché stupido: perché era proprio quello il problema. In dieci anni ne avevano fatti sparire, di colleghi; e si era trattato, probabilmente, degli incarichi più semplici che avessero mai dovuto svolgere: non ci vuole poi molto a far sparire qualcuno che non esiste. Ma rimuovere Cudia, quello era tutto un altro discorso; lui era tra i pochi fortunati a potersi permettere che il suo anonimato venisse garantito dalla sua fama; tanto che, pur operando, tecnicamente, nella loro stessa “area di interesse” (a volte lo spaventava, rendersi conto di aver cominciato a parlare, di aver cominciato a pensare come un prestampato del suo dipartimento) poteva permettersi non solo di averne uno, ma di poter utilizzare il suo vero nome.
Aveva iniziato, parecchi anni prima, con qualche furtarello in appartamento; anche se lo avevano pizzicato quasi subito, la sua abilità e la sua destrezza, a dispetto della giovane età parevano troppo ben sviluppate, per non approfittarne: era per questo che qualcuno aveva organizzato, a suo uso e consumo, prima una spettacolare evasione dal carcere in cui era detenuto, e poi un’imponente campagna stampa, volta a fare di lui “il più grande ladro del ventunesimo secolo”, “l’Arsene Lupin dei nostri tempi”. Un bel biglietto da visita, per uno che deve entrare nell’alloggio di un ambasciatore, ed avere una buona scusa se viene colto con le mani nel sacco (cosa che, ad onor del vero, era successa assai raramente, e sempre perché Cudia si era trovato a dover obbedire ad ordini francamente demenziali).
Bisognava ammetterlo: la creazione del suo personaggio era probabilmente l’operazione meglio riuscita in cui il dipartimento si fosse mai impegnato; solo adesso, tuttavia, veniva a galla il suo più mastodontico difetto: non prevedeva un’exist strategy. Cudia non era uno che potevi prendere, portare in una baita alpina e dimenticarti lì; la gente comprava i giornali che parlavano di lui come, una volta, comprava Dylan Dog, ma non era ancora giunta al punto di considerare, pure lui, un personaggio dei fumetti: avrebbe finito per chiedersi che fine avrebbe fatto; neppure, si poteva ricorrere a quel mezzuccio poco elegante, ma spesso efficace, che era la raffica di mitra da un’auto in corsa: Cudia non era mai stato coinvolto in un conflitto a fuoco… ma che diceva un conflitto a fuoco, Cudia non aveva mai neanche partecipato ad una rissa, ed anzi nelle interviste che concedeva (perché sì, i giornalisti andavano ad intervistarlo, altroché se ci andavano) si vantava spesso di non aver mai posseduto, in vita sua, una pistola. Rimaneva la possibilità della reazione di qualche bravo ragazzo in divisa ad una resistenza all’arresto; ma, di solito, si trattava dell’ultima spiaggia, e, se avevano chiesto a loro, era perché non si contentavano di un omicidio, ma volevano anche una storia che fosse, almeno, un poco convincente…
Il flusso dei suoi pensieri fu spezzato dalla voce dell’altro, che mormorò: “Ho trovato”. Non poteva vederlo, perché non si era voltato; eppure, era sicuro che stesse sorridendo.
“Cioè?” gli chiese, con sincero stupore.
L’altro si girò; sì, stava sorridendo. “Portiamolo a casa mia” disse, dopo una lunga pausa.
Lui si ritrovò a fissarlo con un’espressione ebete.
“Cosa?” chiese, infine.
La voce del cittadino si levò con furia: “Me lo sono ritrovato in casa, di notte!” urlò, nel microfono che il giornalista gli porgeva. “Se l’avevo riconosciuto? Sì, penso di sì; ma tanto l’avrei fatto lo stesso: uno che sta dentro casa tua alle due di notte è un ladro, che altro potrebbe essere? Poteva essere armato, saltarmi addosso da un momento all’altro… Dovevo pur difendermi! Se rifarei quello che ho fatto? Diavolo, cento volte!”.
Il pubblico in studio applaudì. Chi l’avrebbe mai detto, che era un così bravo attore: sembrava quasi, perfino, di veder pulsare di vera rabbia la vena del suo collo, proprio lì, vicino a quella curiosa voglia a forma di stella.
In considerazione del principio dell’inviolabilità della proprietà privata, si prevede la riforma ed estensione della legittima difesa domiciliare, eliminando gli elementi di incertezza interpretativa (con riferimento in particolare alla valutazione della proporzionalità tra difesa e offesa) che pregiudicano la piena tutela della persona che ha subito un’intrusione nella propria abitazione e nel proprio luogo di lavoro.
Dal contratto di governo Lega Nord – Movimento 5 Stelle