Questo articolo (come praticamente tutti quelli che scrivo) sarà, credo, una stanca ripetizione di riflessioni che altri hanno già sviluppato, prima e meglio, su tribune che, giustamente, hanno una visibilità assai maggiore di questo blog. Me ne scuso anticipatamente con tutti coloro che hanno letture più impegnative delle mie, e che negli ultimi anni si saranno imbattuti (su riviste specializzate di vari settori, e forse anche sulla stampa generalista) in un numero credo considerevole di analisi riguardo i modi ed i temi della comunicazione di Donald Trump.
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QAnon – Perfino i miei errori
Nel post che precede questo, e che ho cercato, per quanto possibile, di mantenere ad un livello di oggettività, riassumevo la parabola di QAnon, quella che è, verosimilmente, la più bizzarra (e meno divertente) teoria del complotto in cui mi sia capitato di imbattermi; riassumevo o, per meglio dire, tentavo di riassumere: tante e tali, infatti, sono le ramificazioni e gli sviluppi che essa ha assunto, che è impossibile darne un quadro organico e completo. A chi volesse la sintesi più brutale, si potrebbe dire: un anonimo (o un insieme di anonimi), che asserisce di possedere un’autorizzazione per accedere ai documenti più riservati in possesso del Dipartimento statunitense dell’energia, ha pubblicato, su Internet, una serie di post (chiamati bread crumps, molliche); in essi, egli dichiara che la Clinton, Obama, Soros (e, ho scoperto, anche Tom Hanks) sono i leader di una gigantesca setta satanista che pratica rituali pedofili, e che Donald Trump sta tentando in ogni modo di annientarli; un gruppo di americani crede a questo anonimo, che si fa chiamare Q.
Ciò, tuttavia, oltre a non essere così sintetico, toglierebbe ogni profondità ad un intreccio che è andato ben oltre la nuda trama.
QAnon – Quasi una premessa
In chiusura del mio ultimo post, citavo (e non per la prima volta, credo) quella frase invero notevole di Gilbert Chesterton:
quando gli uomini smettono di credere in Dio, non è che smettono di credere. Iniziano a credere a tutto.
Pur provenendo da un uomo le cui idee non condivido praticamente su nessun punto, devo ammettere che essa è piuttosto arguta, e bisogna riconoscere che contiene un buon grado di veridicità (ad esempio, mette a nudo con mirabile brevità il paradosso che si annida nel pensiero di gente come Odifreddi, che si dichiara non credente ma che professa, in realtà, una religione dell’irreligione). D’altronde, non ci si può nascondere: essa ha dei limiti. Ad esempio, tace del fatto che anche gli uomini che credono in Dio sono contemporaneamente capaci di credere a tutto: lo dimostra che, in quegli stessi Stati Uniti in cui molti sono convinti che Dio li abbia creati, così come sono adesso, in soli sette giorni (e si vede che andava di fretta, per citare Bill Hicks), abbia avuto (nell’ultimo anno eh, non nei giorni oscuri delle streghe di Salem o del maccartismo) un seguito considerevole una roba come QAnon; i cui punti salienti tenterò di riassumere, se me lo consentite, per coloro che non abbiano voglia di leggersi una lunga pagina Wikipedia, per altro redatta nell’aspra lingua di Albione.
Le bombe di Boston ed il silenzio
I morti sono sempre un’occasione succulenta per i giornalisti, soprattutto per quelli che si credono uomini di lettere prestati all’arte inferiore del riempire le pagine dei quotidiani. Continue reading