Un anno in una Casa Desolata – 5

(Ma non ci sarebbero luoghi di villeggiatura migliori? Probabilmente, ma la mia predilizione per una Casa Desolata è spiegata qui).

Dove eravamo: una causa più che decennale, Jarndyce contro Jarndyce, si trascina da anni nella Corte di Giustizia del Lord Cancelliere, a Londra. Vi è coinvolto un tale John Jarndyce di Casa Desolata, che si è comportato generosamente con due suoi cugini (Ada e Richard) e con una ragazza “nata senza peccato originale” (Esther): i tre vivono ora nella Casa Desolata, di proprietà dello stesso Jarndyce. In qualche modo, la vicenda riguarda anche una famiglia di antica nobiltà, i Dedlock, sulla cui casa di campagna grava un’antica maledizione.

Dove siamo: i due capitoli di questa sessione di lettura si ambientano a Casa Desolata (il 9) e tra l’ufficio dell’avvocato Tulkinghorn ed il negozio di mister Krook (che abbiamo già esplorato), a Londra (il 10).

Che succede: giunge in visita a Casa Desolata il signor Boythorn, buon amico di mister Jarndyce e impegnato a sua volta in una lite giudiziaria, per una banale questione di servitù di passaggio, col suo vicino, sir Leicester Dedlock: vediamo dunque che i fili delle varie trame iniziano a convergere, e che sir Leicester, e soprattutto sua moglie (imparentata con Richard e dunque con Ada, e verosimilmente amore mai dimenticato di mister Boythorn), sono ben conosciuti al signor Jarndyce. Non manca il tempo per una spregiudicata proposta di matrimonio: il signor Guppy, che in un capitolo precedente abbiamo incontrato durante una visita a casa Dedlock, si fa infatti avanti con Esther, che sdegnosamente (e per motivazioni del tutto oscure), lo rifiuta. In seguito, scopriamo che Tulkinghorn, avvocato dei Dedlock, per qualche motivo prova l’insopprimibile desiderio di conoscere il copista che ha trascritto un documento della causa Jarndyce contro Jardnyce: va dunque a cercarlo prima presso un cartolaio specializzato in articoli giudiziari, il signor Snagsby, e poi a casa del signor Krook, dove egli vive. Il capitolo 10, però, si interrompe prima che i due si parlino, presentandoci solo la miserevole condizione in cui il sudicio copista vive.

Chi: il signor Boythorn, vecchio compagno di scuola del signor Jarndyce e suo ottimo amico, è presentato come “una persona che parla sempre al superlativo”, ed è un personaggio costruito tutto al superlativo: esagerato in ogni suo comportamento, eppure cortese e onesto, finisce per risultare parecchio simpatico. Il signor Snagsby, sua moglie e la loro “ragazza alla pari”, Augusta detta Gunner, sono le ennesime macchiette dai tratti appena accennati di questo romanzo. Questi capitoli, però, rivelano anche, e finalmente, informazioni interessanti su Richard, il protagonista di cui finora abbiamo saputo meno: scopriamo, ad esempio, che si tratta di un tipo parecchio impulsivo.

Cosa mi piace: svariate volte, leggendo questo capitolo, ho provato quella piacevole sensazione di connessione che, in passato, ha accompagnato la lettura dei più soddisfacenti romanzi che mi sia capitato di affrontare: quella sensazione che si manifesta quando ci si rende conto che esiste un qualcosa che tiene insieme tutti quei fatti, apparentemente slegati, che l’autore ci aveva presentato nei capitoli precedenti, e che finalmente sembrano star prendendo una direzione comune. Ecco, mi ero lamentato, nel precedente episodio di questa rubrica, del fatto che Dickens sembra intenzionato a “costruire un ambiente” senza alcun costrutto: ora so che tutto quell’“ambiente” serviva a condurre il lettore in una condizione di bruciante curiosità.

Cosa non mi piace: l’improvviso irrompere di una storia d’amore (per ora a senso unico) tra mister Guppy e Esther è stato un fulmine a ciel sereno, e sospetto che una simile dinamica fosse del tutto inverosimile già ai tempi di Dickens: d’altronde, questa relazione è sempre meno insopportabile di quella che va delineandosi tra Ada e Richard, e che io trovo del tutto inutile al dispiegarsi della trama. Inoltre, Dickens è un pessimo costruttore di personaggi femminili: e se fino a questo punto ritenevo che la perfidia con cui aveva tratteggiato le signore Jellyby e Pardiggle derivasse dal suo desiderio di ironizzare sulla beneficenza, la lettura delle (poche) righe dedicate alla signora Snagsby, ugualmente crudeli, mi costringono a sospettare che fosse, semplicemente, misogino.

Andrò avanti?: senza dubbio sì!

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