Uno studio genetico sugli italiani

(l’articolo è un po’ lungo. Andate ad “In conclusione”, se non avete voglia di leggere)

L’evoluzione della scienza passa attraverso un progressivo superamento dei pregiudizi radicati e professati dalla maggior parte della popolazione, anche se ciò significa andare contro ciò che è comunemente apprezzato e considerato “politicamente corretto”.

Faccio un esempio: alla fine dell’Ottocento, prove “scientifiche” servivano come base per sostenere il razzismo, la segregazione degli uomini di colore, le missioni coloniali dell’Occidente verso l’Africa e l’Asia, eccetera. Oggi, sappiamo che questo razzismo è destituito di ogni prova: curiosamente, sono quegli stessi darwinisti che venivano tirati per la giacchetta, per dimostrare che i neri erano “più prossimi” alle scimmie (cosa che molto di loro rifiutarono di fare), a riportare i più eclatanti risultati che sottolineano come questa sia una colossale puttanata (sia detto per inciso)

Nel Volume 92 del “Journal of Anthropological Sciences”, è stato pubblicato un articolo di Capocasa M. ed altri, che analizza le differenze linguistiche, antropologiche e genetiche degli italiani. L’articolo non è stato firmato da studiosi dell’Università di Baghdad, che vogliono dare una giustificazione alla loro opera di conquista a mezzo carrette del mare; no, i suoi autori sono studiosi di quattro università italiane, e tra le più prestigiose (Bologna, Cagliari, Pisa e Roma “La Sapienza”). Potete leggerlo liberamente qui; nel caso non padroneggiaste l’inglese (niente di male: siete fieri di essere italiani, e dunque non provate il bisogno di parlare un’altra lingua) ve lo riassumerò. Anzi, lo farò fare a Telmo Pievani, che dice (dalle pagine di “Le Scienze”, di febbraio 2014):

L’orografia complessa del territorio produce barriere, divisioni fisiche, frammentazioni. Al contempo, come corridoio di passaggio, lo stesso territorio è stato attraversato da flussi migratori che producono mescolamenti ed ibridazioni. […] Il risultato è un caleidoscopio di diversità.

A questo punto possiamo aggiungere un altro livello, quello culturale. Poste le debite differenze fra evoluzione biologica ed evoluzione culturale, forse processi analoghi sono alla base anche delle innumerevoli microdiversità italiane in termini di lingue e di dialetti, di prodotti agricoli, di tradizioni sociali, artigianali e culinarie.

Pievani riporta poi che:

i peculiari processi […] hanno inciso anche sulla struttura genetica delle popolazioni italiane, la cui diversità è pari se non superiore a quella che si rileva nell’intero continente. Siamo uno scrigno di diversità bio-antropologica.

Le conclusioni tratte sono le seguenti:

in questa diversità risiederebbe anche il segreto della creatività e dell’adattabilità italiane […] forse è sufficiente notare, prima di gridare nuovamente alle “invasioni” dal mare, che questa scoperta mostra come l’Italia sia stata terra di convivenze e di incontri tra genti disparate da sempre, da molto prima che cominciasse ad annidarsi nella mente umana l’infausta abitudine di inventarsi identità che dividono, anziché diversità che uniscono.

IN CONCLUSIONE

Le cose sono due:

  1. non esiste alcuna identità italiana: siamo troppo diversi per averne una unica. Quella gente che viene dal mare non sta minacciando alcunché;
  2. l’identità italiana si compendia nei molti popoli che sono sbarcati sulle sue coste: quella gente che viene dal mare non cancellerà la vostra cultura, vi renderà ancora più italiani, grazie ad un processo che si chiama evoluzione.

Personalmente, preferisco la seconda ipotesi. E ricordo che gli uomini sono evoluti, e le scimmie no.

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8 thoughts on “Uno studio genetico sugli italiani

  1. In effetti se si pensa che sia il Nord ( con le varie conquiste barbare e austriache,…) che il sud ( con arabi, normanni, greci,..) hanno visto sul proprio territorio svariati popoli avvicendarsi di secolo in secolo, allora perchè si ha così tanta paura di queste presenza “diverse”?
    Il fatto è che la paura è aumentata, la paura. Ed è strana questa presenza maggiore di paura negli uomini e nei popoli perchè la tecnologia e l’informazione avrebbero dovuto sopperire all’analfabetizzazione del passato e all’ignoranza che riguardava il resto del mondo. Oggi possiamo vedere come vivono gli arabi, come vivono i giapponesi, cosa scrivono, cosa pensano, cosa mangiano,…Ma forse l’aumento di cultura ha fatto diventare più istintivo l’uomo che finora pensava di essere razionale?
    Perchè molti uomini si dicono e definiscono “razionali” ma poi non sanno affrontare razionalmente nessuna situazione di paura o pericolo. In fondo quando succedono poi certe cose restiamo sempre e solo dei puri animali.

      • Sai che ci pensavo in questi giorni. Quando guardo un attimo di televisione mi dico che è in atto una regressione che investe tutta l’umanità. Credo che l’uomo sapiens stia diventando di nuovo scimmia. Non si spiegherebbe altrimenti il suo comportamento fuori da ogni logica. Vedo tutti queste scimmie in giro coi loro cellulari sempre in mano, sempre a digitare, curvi come dei gorilla, stronzi come dei macachi….
        Per la cronaca, nemmeno io sono su facebook e twitter e regni social vari. Finalmente trovo un altro che non c’è eppure esiste, come me. Perchè ormai se non sei su un social pensano che non esisti.
        La regressione include anche questo….purtroppo.

  2. Io sono Tosco-Siculo (dunque racchiudo un sacco di Popoli nel DNA)…esempio di Cosmopolitismo e antirazzismo! Tiè 😉

    • Tra l’altro, tu non sei di Firenze? Be’, vorrei ricordare a chi fa del razzismo spicciolo che quella lingua che è uno degli elementi cardine della nostra “nazione” (e dopo questo articolo, le virgolette mi sembrano d’obbligo) nasce, nell’opera di un uomo, Dante Alighieri, che rappresenta in un certo senso il coronamento di una scuola poetica che si chiama, appunto, siculo-toscana (e, all’epoca, Sicilia e Toscana erano due stati distinti, per quanto si possa pensare agli stati dell’epoca come stati). Non solo: ma aveva anche studiato la letteratura provenzale. Ed i testi che innervavano la sua cultura erano arrivati all’Europa grazie alle traduzioni arabe.

      Lascio volentieri il razzismo ai Salvini. Io sto con Dante Alighieri ;-).

      • Verissimo. Basti pensare poi che le primissime forme di lingua italiana moderna (non latino e non volgare fiorentino), nascono nel Sud (Sicilia e Calabria per essere precisi). Dante le diffonde poi… 😀
        Si…w il sommo poeta! 😉

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