Un anno in una Casa Desolata – 4

(E che ci andiamo a fare in una Casa Desolata? Potete scoprirlo qui).

Dove eravamo: una causa più che decennale, Jarndyce contro Jarndyce, si trascina da anni nella Corte di Giustizia del Lord Cancelliere, a Londra. Vi è coinvolto un tale John Jarndyce di Casa Desolata, che si è comportato generosamente con due suoi cugini (Ada e Richard) e con una ragazza “nata senza peccato originale” (Esther): i tre vivono ora nella Casa Desolata, insieme a Harold Skimpole, un simpatico disadattato, ed allo stesso Jardnyce, che sembra assai preoccupato quando il vento spira da est

Dove siamo: interrompiamo momentaneamente la nostra permanenza nella Casa Desolata, per una breve visita alla residenza di campagna dei Dedlock, cui si è accennato nel primo capitolo. L’incursione è tuttavia breve, e nel capitolo successivo a quello suggestivamente intitolato La Passeggiata dello Spettro, entriamo insieme con Esther nel Brontolatoio in cui John Jarndyce si rifugia quando è di cattivo umore e, in seguito, seguiamo lei, Ada e Mrs Pardiggle (la quale si porta dietro un nugolo di figli) nella povera casa di un mattonaio.

Che succede: nel sonnacchioso Lincolnshire, Mrs Rouncewell vigila severamente, per conto del signor Dedlock, sulla sua residenza di campagna, in questo aiutata da una graziosa ragazza di nome Rosa. Durante una visita di suo nipote, giunge a far visita alla dimora un avvocato inglese, tal Guppy, in qualche modo legato a mister Tulkinghorn, avvocato dei Dedlock; Guppy si mostra molto interessato ad un ritratto della padrona di casa. Scopriamo poi che alla terrazza della magione, significativamente chiamata la Passeggiata dello Spettro, è legata un’oscura leggenda della famiglia Dedlock: al tempo della rivoluzione inglese, vivevano lì un lord e sua moglie, che erano progressivamente giunti ad odiarsi. La signora, resa zoppa da un incidente avuto durante un litigio col marito, aveva trascorso su quella terrazza gli ultimi momenti della sua esistenza, ed aveva giurato che, ogni volta che per i Dedlock si fosse avvicinata una disgrazia, sarebbe tornata lì a far udire i suoi passi… passi non diversi da quelli che il nipote di Mrs Rouncewell afferma con sicurezza di udire nella conclusione del capitolo.

Terminato questo piccolo inserto gotico, irrompiamo in una conversazione tra Esther ed il signor Jardnyce, che la mette a parte di alcuni particolari della causa che, da molti anni, oppone lui ad alcuni membri della sua famiglia: tutto ruota attorno ad un testamento, che per altro assegna in eredità una fortuna già dissipatasi; la Casa Desolata in cui essi vivono è esclusa da quell’eredità, ma ne è stata in qualche modo “contaminata”, da quando il suo padrone precedente, quel Tom Jardnyce che in un capitolo precedente ci è stato detto essersi ucciso con un colpo di pistola alla testa, ha lasciato che andasse in rovina perché troppo impegnato a cercare di sbrigliare la clamorosa iurelogorrea (vivace neologismo coniato da Dickens) fiorita attorno al procedimento legale. In seguito, una delle molte benefattrici che attentano al pecunio del signor Jardnyce, Mrs Pardiggle, giunge in visita, e costringe Ada ed Esther a seguirle mentre prova, senza molto successo, a catechizzare un miserevole mattonaio, nella cui casa si consuma la drammatica morte di un neonato.

Chi: i personaggi presenti a Casa Dedlock sono poco più che comparse. Mrs Paddigle è un figura decisamente bidimensionale, introdotto con un unico fine, per altro identico a quello che animava la signora Jellyby comparsa in un capitolo precedente: satireggiare la beneficenza. D’altro canto, anche i “poveri derelitti” che vivono nella catapecchia del mattonaio non si caratterizzano per la loro indimenticabilità: dubito che ne rivedremo qualcuno in un prossimo capitolo.

Cosa mi piace: Dickens è molto bravo a tenere il lettore sulla corda: proprio quando ci si sta stancando della sua logorrea, ecco che butta lì un particolare che riaccende la curiosità e fa venire voglia di continuare a leggere. D’altronde…

Cosa non mi piace: … questo potrebbe essere considerato anche un difetto: come nella puntata precedente, devo rilevare che continua a non succedere nulla, e che il romanzo sembra interessato più a “costruire un’atmosfera” (per altro abbastanza torpida) che a narrare una storia. Aggiungo poi che sono parzialmente costretto a rimangiarmi il mio precedente giudizio sulla bravura di Dickens nel descrivere gli ambienti: i due capitoli che qui vengono “sviscerati” si aprono con delle descrizioni che, per quanto suggestive, ad un certo punto prendono decisamente la mano all’autore, il quale si specchia eccessivamente nella sua bravura e finisce per risultare quasi grottesco.

Andrò avanti?: sì, ma forse più per testardaggine che per interesse.

2 thoughts on “Un anno in una Casa Desolata – 4

  1. Forse hai iniziato con l’opera sbagliata. Ho letto varie opere di Dickens tutte molto belle e con storie avvincenti. Questa sicuramente non è la migliore. Dagli un’altra chance 😉

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