Delayed Books, Uno

(Attenzione! Tutti coloro che hanno inviato materiale o partecipazioni per questa iniziativa PRIMA del 02/03/2015 leggano QUI)

(Sappiate che non è colpa mia: tutto il papocchio in cui state per avventurarvi ha fatto capolino nella mia mente mentre leggevo di questo articolo di Wu Ming 5, segnalato nei “Titoli di coda”, del romanzo di un altro membro del collettivo bolognese, Wu Ming 2 – siamo in Italia, si sa come funzionano queste cose, direbbe qualcuno, sbagliando -, a cui vi consiglio di buttare un occhio. Tranquilli, non costa niente: potete scaricarlo gratis da qui. E poi scrivete a loro, se c’è qualche insulto che vorreste rivolgermi per i danni che vi provoca la schifezza qui sotto. A me scrivete solo per i complimenti. Grazie)

Dopo il comunismo, è venuto a mancare, da qualche anno, ed apparentemente sono in pochi ad essersene accorti, un altro glorioso –ismo, che a quello messo su da Karl Marx e reso popolare da Che Guevara e Lenin ha fatto la guerra per tutto il Novecento: il consumismo.

Consumista è ormai un termine desueto, lo sanno le industrie e lo sa qualsiasi esperto di marketing degno di questo nome; consumista andava bene fino a venti-trent’anni fa, quando la società dei consumi esisteva e prosperava ancora, sostenuta da oggetti che venivano prodotti, immessi sul mercato, venduti, consumati, appunto, e poi gettati via, senza che fosse concessa loro l’occasione di essere riutilizzati o anche solo riparati.

Ma oggi, via, c’è ancora qualcuno che crede possibile questo stile di vita? Tutto è diventato frenetico, per la gioia degli eiaculatori precoci che vedono abbassarsi le medie (che importa che la battuta sia così squallida? Corri, corri, leggi la prossima riga!) e di consumare non abbiamo più tempo. Il consumista si è evoluto, è diventato uno scartista, un individuo della società dello scarto.

Sia chiaro che, dicendo scarto, non intendo affermare che siamo una società che è passata dal consumo di oggetti al consumo di spazzatura: quella la consumavamo già prima, ed in quantità consistente. Piuttosto, voglio dire che gli oggetti non abbiamo nemmeno più il tempo di consumarli: tutto ciò che ci viene concesso, oggi, oltre a pagarli, è scartarli, toglierli dall’involucro: in questo, inizia e finisce la nostra identità di uomini (felici) della società dello scarto.

Paghiamo più il packaging, il piacere di togliere un oggetto dalla scatola in cui è stato riposto con tanta cura, che l’oggetto in se. Il quale oggetto, ormai, per andare in obsolescenza programmata non ha più nemmeno bisogno che la tecnologia lo sorpassi: basta che lo faccia la pubblicità. E questo lo ha capito benissimo un noto sito Internet che vende oggetti usati (dopo averli adeguatamente ri-inscatolati, si intende, sennò che gusto c’è?), che ha chiesto a qualche intelligente pubblicitario di produrle questo spot.

Mi pare chiaro che non esiste un campo del pervasivo mercato che non sia stato raggiunto dalla tendenza scartista, e che sarebbe una pia illusione credere che i libri facciano eccezione. Al contrario, si può dire che l’incontro tra lo scartismo ed il mondo dell’editoria sia stato fertile e produttivo, pur avendo generato solo mostri (anche a livello psicologico: vedi ad esempio qui).

Il peggior esemplare di questa progenie di orrori è ovviamente l’instant book. Che, nel caso qualcuno di voi non ne abbia contezza (stima ed invidia su di voi), è definito come un

libro scritto e pubblicato in tempi strettissimi, nel quale viene raccontato, interpretato e commentato un noto avvenimento della cronaca recente

dalla prestigiosa Enciclopedia Treccani. Che, dall’alto della sua fama, non può permettersi di scrivere, nero su bianco, la verità: e cioè che l’instant book è un libro a scadenza, che i (molti) scartisti letterati che stanno in giro devono bruciarsi subito, cento pagine al giorno anche se non ne hanno voglia (perché magari fa schifo, che può pure essere, visti i tempi in cui viene scritto), sennò poi l’oggi passa, arriva il domani, e tu che fai, ancora con l’indagine sul caso di Avetrana? Maddai, adesso va di moda il piccolo Loris! (se preferite, mettete oscuri autori sconosciuti ai più al posto dei casi di cronaca. Non cambia nulla).

In questi giorni, ad esempio, sono sicuro che si stiano stampando, nel segreto delle tipografie, centinaia e centinaia di pagine su tutti i nomi che cicciano fuori ogni come possibili prossimi presidenti della Repubblica. E se qualcuno che lavora nell’editoria mi sta leggendo, non si affannasse a negare: lo so che è così. Il 14 marzo del 2013, tutte le librerie della nazione (e del mondo, suppongo) tracimavano di biografie, raccolte di indiscrezioni, testi scelti, saggi sulla cucina argentina e book fotografici su Jorge Mario Bergoglio, che il giorno prima aveva cambiato il proprio nome in papa Francesco. Volete farmi credere che non ce n’erano pronti anche su Angelo Scola, Marc Ouellet e financo Théodore-Adrien Sarr (non si sa mai), che sono poi andati a finire al macero? O che avete anche voi il dono di profezia?

Tra l’altro, proprio dai balletti che si stanno facendo a Montecitorio in questi giorni, si può partire per dire che noi non ci stiamo: che noi i libri vogliamo prenderci i nostri tempi, per leggerli. E, perché no, anche per scriverli. Venite dietro a me, e ditemi se vi piace quello che ho pensato (se non vi piace, ripeto, ditelo ai Wu Ming, è colpa loro se ho avuto l’idea).

Potremmo chiamarlo delayed book, ossia libro differito: un libro che, si presume, sarebbe dovuto uscire in un determinato momento, ed invece è incredibilmente fuori tempo, sta in ritardo di una settimana rispetto ad un evento che è stato tra i trending topics di Twitter per sei ore, di due ore su qualcosa che si è consumato in quindici minuti, di quattro, cinque, dieci mesi, sull’avvenimento che ha occupato le prime pagine dei giornali per tre settimane. Pensate ad un libro pieno di indiscrezioni e previsioni su chi potrebbe essere il prossimo capo dello Stato, che però uscisse, che ne so, ad agosto del 2015 (sperando che per quel giorno Matteo, quel che resta dei Cinque Stelle, il redivivo Silvio e tutti gli altri ce l’abbiano fatta, a mettersi d’accordo), in piena canicola, poi, quando gli unici libri che interessano sono le cinquanta sfumature. Non mancherebbe certo chi lo coprirebbe di pernacchie per questa sua mostruosa intempestività, ma dovrebbe esserci pure (almeno lo spero) qualcuno che si renderebbe conto che quel gesto, in tempi di SUBITO, ANZI PRIMA!, è rivoluzionario. Benché, non è che sia io il primo, a proporre, ed anzi ad attuare un simile progetto: senza voler scomodare l’In viso veritas, che aveva tempi strettissimi di consegna e la cui pubblicazione è stata poi rimandata al duemilaecredici (cit.), pure la Commedia di Dante, nel suo piccolo, abbonda di predizioni che predizioni lo sono solo per modo di dire: il Sommo Poeta scrisse infatti il suo magnus opus dopo il 1306, ma ambientandolo nel 1300: quindi, quelle che i suoi personaggi vedono come straordinarie doti profetiche sono solo frutto di un’incredibile paraculaggine (mi si scusi). Eppure, nessuno è mai andato in giro a dire che la Commedia faccia schifo per questo.

Ma sto divagando: ditemi, l’avete immaginata, questa rivoluzionaria opera che faccia la sua apparizione di fronte al mondo quando già il presidente della Repubblica si è bello che installato al Quirinale? Sì? Bene, non smettete: perché voglio proporvi di scriverla. Io e voi insieme.

No, non sto lanciando un contest. Contest, in italiano, significa gara, e non credo ci sia qualcosa di più scartista della gara, della sfida dell’uomo col cronometro. Diciamo piuttosto che questo è un gioco. Un gioco gratuito, come quelli di cui ho riportato una descrizione qui; un gioco che ha l’obiettivo (non diversamente da un altro che lanciai, rispetto al quale spero che questo abbia maggior fortuna) è quello di riappropriarci di un poco di quel tempo che chiunque cerca di sottrarci. E di divertirci, ovviamente.

Ok, perfetto, l’idea è assolutamente geniale, ma come facciamo per far parte anche noi di questo delayed book? A chi dobbiamo raccomandarci? Quali indicazioni dobbiamo rispettare? C’è da pagare una quota d’iscrizione? Mi pare di sentire le vostre voci, cariche di ansia, che pongono questi ed altri quesiti. Per rispondere ai quali ho giusto preparato un qui comodo elenco numerato!

  1. Per partecipare a questo incredibile esperimento, non si deve fare altro che scrivere un racconto su come immaginate che andrà a finire l’elezione del presidente della Repubblica. Se volete, potete ispirarvi ai nomi che via via compaiono nel post monstre che iome aggiorna di ora in ora. Ma se vedete in Paolo Bonolis il naturale successore di Giorgio Napolitano, va bene comunque!;
  2. Tutti i racconti inviati verranno raccolti in un’antologia, dal titolo ancora da definire (suggerimenti sono ben accetti);
  3. L’antologia in questione verrà concessa in licenza Creative Commons, pur restando gli autori i proprietari dei diritti sulle loro produzioni. Creative Commons vuol dire, più o meno: questo libro può essere spammato ovunque, ma se provi a sfruttarlo commercialmente ti spezzo le gambine!;
  4. Le adesioni possono essere inviate tramite mail all’indirizzo delayedbooks[AT]gmail.com. In oggetto, scrivete: “Partecipazione delayed book su presidente della Repubblica”, o qualcosa del genere. Se volete scrivermi pure due righe, non mi dispiace;
  5. I racconti possono essere inviati allo stesso indirizzo;
  6. La data di consegna è fissata al 29 giugno, così chi di dovere (il sottoscritto e tutti quanti vorranno offrirsi volontari in cambio di sempiterna gloria e *occhiolino* una birra *occhiolino*) potrà leggere, correggere, sistemare, impaginare e sbattere questo capolavoro della letteratura in faccia al mondo giusto in tempo per agosto. Tra l’altro, il 29 giugno è il compleanno di Giorgio Napolitano: vuoi che non gli facciamo un regalo (ovviamente, in ritardo), mostrandogli quali orrende prospettive hanno aperto le sue dimissioni dinnanzi agli occhi dei suoi cittadini?;
  7. Non è una gara, abbiamo detto, ma questo non significa che dobbiamo prenderci in giro: niente racconti dall’italiano traballante, niente provocazioni, niente apologie del fascismo più o meno mascherate. Hai visto mai, un libro così potrebbe anche trasformarsi in una riflessioni sullo stato in cui versa il paese attualmente: cerchiamo di fare le persone serie, mentre giochiamo;
  8. Come corollario di quanto detto al punto precedente: chi manda una mail per aderire e poi non scrive nulla è proprio una brutta, brutta persona;
  9. Il realismo non è obbligatorio (e neanche consigliato, se è per questo);
  10. Un poco di citazionismo va bene, ma per favore, niente (h)i(p)sterismi;
  11. Se avete idee e consigli per la copertina, o per queste regole, o in generale per questa iniziativa, e non le rendete pubbliche, siete proprio dei puzzoni;
  12. Mi sorprendo a scriverlo, ma: è chiaro che, se vi piace questo gioco, dovete parlarne con chiunque. Che fare un’antologia in tre, non sono cose;
  13. Non si accetteranno racconti su Giancarlo Magalli e Raffaella Carrà, a meno che non siano capolavori.

E bon, con questo è tutto. Sperando di non aver fatto il passo più lungo della gamba, vi saluto e mi pongo in casta e trepidante attesa delle vostre risposte. Ma prendetevela pure comoda: non c’è fretta.

Sì, questo post partecipa al Venerdì del libro. A modo suo, ma vi partecipa.

7 thoughts on “Delayed Books, Uno

  1. ‘un gliela fo’. come puoi per altro notare, uomo senza fede, è appena uscito un post di aggiornamento che sposta il duemilaecredici nel presente anno, entrante mese :-P, per cui gli impegni non son pochi. e no, non conta che sia delayed: a marzo spererò già di essermi dimenticato chi verrà eletto 😀

    • Io insisto. Che puoi saperne, di quel che succederà prima di giugno? 😉

      E comunque, oh!, hai risposto tipo quindici secondi dopo che l’articolo era stato pubblicato! Sono senza parole!

  2. Ho sempre pensato che gli “instant book” fossero una boiata pazzesca, perché la cultura doveva prepararsi per durare nel tempo e che proprio nella durata avrebbe trovato una prova del proprio valore.

    Io me lo segno, poi vediamo che si fa….

Leave a comment