Uno dovrebbe astenersi dal consigliare un libro che non ha ancora finito. Perché si sa come vanno queste cose: si caldeggia agli amici di comprare questo o quel capolavoro mentre la lettura è ancora in corso d’opera. Poi, quando ormai è troppo tardi, le ultime pagine rendono evidente una realtà con cui è difficile fare i conti: e cioè, che quel libro è una topica allucinante.
Con Perché il cielo è azzurro? Risposte facili alle domande difficili dei bambini, che ho comprato ieri ed alle cui pagine appiccicherò il naso appena finito di scrivere questa recensione, tuttavia, mi sento di correre questo rischio. Per almeno otto motivi
- Perché nessun altro libro mi aveva fatto venire voglia di partecipare ai Venerdì del libro, e questo invece sì;
- perché potete comprarlo con la scusa di figli, cugini, nipoti, amici, studenti, e leggervelo voi nel segreto delle vostre stanze;
- perché non mi era mai capitato, nemmeno quando ero “bambino e ragazzo”, di comprarmi un libro dalla sezione “Bambini e ragazzi”, e di sciropparmente centoquindici pagine di filato in meno di un’ora;
- perché è consolante sapere che anche gli “esperti del settore” si trovano in imbarazzo, di fronte alla curiosità disarmante dei bambini;
- perché nessun altro vi spiegherà mai le tattiche di guerriglia delle api;
- perché non esiste nessun altro libro scritto insieme da Cesare Cremonini e Noam Chomsky;
- perché non esiste nessun altro libro in cui Cremonini scrive meglio di Chomsky;
- perché ieri ammenicolidipensiero mi aveva proprio messo di cattivo umore, scrivendo nei commenti al post con cui (grazie!) ha pubblicizzato la mia creatura, il RWF (vedere qui e qui):
forse è proprio quello uno dei punti che ha centrato gaberricci: il tempo. se penso alla bellezza delle serate passate con il mio babbo a giocare con l’enciclopedia, tra scarabeo, parole crociate e trivial, anch’io mi chiedo se effettivamente la tensione alla curiosità dell’uomo abbia davvero tratto giovamento dal uebduepuntozero o questa sia rimasta appannaggio delle generazioni passate
Ma il fatto che esistano bambini che passano il loro tempo a domandarsi “Ma il cervello è la cosa più complessa del mondo?” mi ha fatto guardare al futuro con più ottimismo.
E perché il mare si muove? E perché respiriamo? E come funziona una centrale nucleare? E perché parliamo? E…
guarda, lo prenderei solo per verificare come sia possibile che cremonini scriva meglio di chomsky. 😀
(però dai, le domande che riportano nella recensione non è che siano poi così drammatiche da rispondere, eh. potevano accattivare un pochino di più con cose tipo: “perché i millepiedi non hanno veramente mille piedi?” oppure “perché la fetta di pane cade sempre dalla parte della marmellata?” 😉 )
Dentro ce ne sono alcune davvero difficili. Da “perché dobbiamo morire?” a “Perché parliamo italiano?”.
Non ho detto che ha scritto meglio, ho detto che se l’è cavata meglio. Chomsky mi è sembrato un po’ arido.
ehi ehi ehi, niente inganni, eh! leggi il punto 7: «perché non esiste nessun altro libro in cui Cremonini scrive meglio di Chomsky» e l’hai pure messo in corsivo. guai a te se mi dici “sono stato frainteso”! 😛
p.s. e sorvoliamo sul congiuntivo. 😉
Il congiuntivo non è obbligatorio in quel contesto, e comunque posso sempre editare! 😛 Possiamo metterci d’accordo su “scrive meglio in questo contesto”? 🙂
oddio, perché, ha scritto pure altro?!? 😯
Mi auguro di no!
ah dimenticavo: “ma non era mica per quella storia della torre di babele… com’era?” 😀 😀 😀
mi avete messo curiosità!
Un libro scritto da Cremonini? Quello della Vespa Special? e pure interessante? Non ci credo!! devo assolutamente appurare!
Non proprio da Cremonini (sì, quello della Vespa Special). Il libro raccoglie una serie di risposte, date da esperti nei loro settori (tra gli altri: Richard Dawkins, Philip Pullman, Gordon Ramsay) ad alcune domande poste da bambini delle scuole elementari. Nell’edizione italiana, a queste risposte ne sono state affiancate alcune, date alle stesse domande da italiani: tra cui, appunto, Cremonini. Che, chiariamolo una volta per tutte, NON scrive bene quanto Chomsky: è solo che, secondo me, ha scritto una risposta più adatta al mezzo rispetto a Chomsky :-).
Comunque, non mi è mai capitato di sentire un bambino chiedere perché il cielo è azzurro. Anzi, quando sei tu che glielo chiedi – ai bambini e ai meno bambini – di solito ti guardano con sospetto. Il cielo è azzurro perché è azzurro, no?
Dici che le domande sono, come dire, pilotate?